Solo in Medicina ci si chiede tanto spesso “perché” quanto in Filosofia: questo avviene perché in entrambe le discipline l’essere umano è contemporaneamente soggetto e oggetto.
I temi della salute, della malattia, dell’aiuto, della sofferenza, della morte e del senso sono centrali in entrambi i settori.
Medici e pazienti fanno quotidianamente i conti con la loro umanità, all’interno di se stessi e nelle loro relazioni.
Essere malati non è facile, sia quando la patologia è acuta, sia quando rappresenta una vera e propria condizione esistenziale (come nelle disabilità croniche). Le domande filosofiche dei pazienti sono moltissime:
- Perché proprio a me? Perché ora?
- Come posso sopportare l’incertezza della mia condizione di salute?
- Che importanza e quali proporzioni assume ogni elemento della mia vita, ora che sono malato?
- Da malato, sono sempre la stessa persona di prima?
- C’è un limite oltre il quale è meglio rifiutare le cure, perché la vita non è più degna di essere vissuta?
- Fin dove è lecito forzare la natura con la tecnica?
- Si può vivere per gli altri e non per se stessi?
- Che senso ha la vita, se si deve morire?
Ma anche i medici e gli altri operatori sanitari portano con sé molti interrogativi che interferiscono non solo con la loro professione, ma anche con la loro dimensione personale:
- Come posso conciliare il grande impegno professionale con la mia vita privata?
- Ho commesso un errore a danno di un paziente e non riesco a perdonarmelo: si può pretendere la perfezione in Medicina?
- Che senso ha la mia professione, oggi che i pazienti non si fidano più dei medici?
- Si può curare senza guarire?
- È possibile affrontare ogni giorno la sofferenza e la morte senza esserne schiacciati?
- Il paziente è trattato dal sistema come un numero, ma io ho scelto questo lavoro per prendermi cura delle persone e così non riesco più a svolgerlo. C’è una soluzione?
- La mia etica personale è in contrasto con quella professionale: come posso scegliere?
Di Counseling Filosofico in ambito sanitario c’è, quindi, un estremo bisogno.
Per questo ho scelto di specializzarmi in questo settore, lavorando sia con i pazienti – in particolare portatori di disabilità complesse e croniche – e con i loro familiari, sia con gli operatori sanitari, per affrontare insieme i temi difficili di queste due versioni complementari dell’esperienza umana.
Se vuoi saperne di più, puoi leggere questo articolo e questo post.